Thrice upon a time.

Jenny avrebbe dato la vita, se solo fosse servito a qualcosa. Non avrebbe mai permesso che le venisse portato via proprio ora, in quell'esatto istante in cui aveva finalmente compreso la completezza del proprio passato, il significato del proprio essere. Non avrebbe mai permesso che fosse spazzato via, anche se questo implicava il cambiamento di tutto il futuro. La luce alle loro spalle era accecante, rossa di dolore e malattia che essa stessa provocava, nelle sue mani il fuoco blu dei druidi bruciava incredibilmente. Mai lo avrebbe creduto, mai avrebbe creduto di dover combattere contro la propria madre, la generatrice della propria esistenza, e invece si trovava là, ad un passo dalla propria camera di bambina, da se stessa all'età di 9 anni, da quella stessa ragazzina che di quella notte non ricorda nulla, nell'assurda continuità di tempo e spazio che si veniva a creare in quella calda notte estiva, in cui le finestre erano aperte e i grilli cantavano incuranti.
La luce rossa alle loro spalle, costante, li induceva ad avanzare.
L'attimo prima della distruzione. Il momento prima di attuare la scelta compiuta, in cui si può ancora ritrattare tutto.
Ora ricordava. Tutta la vita le passò davanti, dal primo giorno di scuola alla notte prima, con Matt, a quella stessa sera, da due punti di vista. Quella sera, da bambina, la luce rossa entrò in camera sua, ma sua madre la rimandò indietro, forte di molti attacchi demoniaci, aiutata dalla madre di quello stesso ragazzo che, ora come allora, le stringeva la mano, sempre al suo fianco, guardandola con i suoi profondi occhi azzurri. Incredibile, nonostante tutto e tutti gli anni separati, quanto quegli occhi trasmettessero sicurezza dopo tanto tempo, anche nella loro visibile preoccupazione. Quegli esseri, quelle nella luce rossa, Loro, loro volevano la chiave, quella piccola chiavetta d'argento appesa al letto di Jenny, fusa e distrutta la sera stessa dell'attacco. Loro la volevano. Loro avevano ordinato di riportarla, o avrebbero ucciso tutti, dalle madri, ai bambini, fino a vederli svanire nel vuoto, ormai privi di passato.
Quella chiave... se la ricordava bene. Con quella chiave non era mai riuscita ad aprire niente, che lei ricordasse. Solo quel piccolo granato, solo quella pietra rossa si accese, quella stessa sera, quando la madre le urlò di prenderla e tenerla, e Matt strinse forte Jenny a sè, per proteggerla, per difenderla, e lei, nella tragicità della situazione, avrebbe solo voluto che non la lasciasse più, un desiderio infranto il giorno dopo, quando Matt e la madre si trasferirono lontano, desiderio che però non l'aveva mai abbandonata. E quella sera, quella sera era successo qualcosa nella luce, qualcosa che l'aveva fatta esplodere dall'interno, lasciando intatto solo un anello, quello stesso che ora portava al dito, che si era ritrovato ai piedi del letto quella stessa sera. Aveva incastonato la stessa piccola pietra di granato. In quel riflesso rosso aveva sempre colto una malinconia di sacrificio, e in un istante capì.
Quella luce rossa, tanti anni fa, era lei.
Ma il lavoro non era finito, loro erano tornate, e dovevano essere distrutte.

Matt stava per concludere il disegno a stella per aprire il portale per la camera, quando si voltò a guardare Jenny. Dal colloquio con le Loro non aveva più detto una parola. Ora la vedeva in tutta la sua bellezza di ventenne, i lunghi capelli castani e ricci sulle spalle, e in lei vedeva ancora quella bambina con il ginocchio sbucciato al parco a cui aveva dato il proprio cerotto. Ma sul suo volto un'ombra più scura di tutte quelle gettate dal loro passato incupiva la sua anima. Lei alzò la mano, aperta, il dorso rivolto verso di lui, e con la destra indicò il vecchio anello che portava all'anulare. L'anello di quella sera. Gliel'aveva fatto vedere quel mattino stesso.
E si rese conto di tutto, nel momento in cui una lacrima le rigò il viso.

Che da questa lacrima nasca una nuova vita. Jenny si voltò e corse verso la luce rossa, verso quelle demoni che attendevano solo la chiave, solo la chiave per aprire i catenacci che separano il nostro mondo da quello degli spiriti, per poi prenderne possesso, e lei non lo avrebbe permesso. Sulla punta delle dita il fuoco blu iniziò a divampare, per impadronirsi di tutta la mano. I sui occhi da blu divennero viola, poi neri, e il fuoco con loro. La gemma rossa all'anello iniziò a brillare, dapprima un leggero riflesso, poi, man mano che la corsa di Jenny aumentava, sempre più intensa.
Quelle quattro maledette pagheranno. Sedute a commentare di nuovo lo spettacolo, non si resero conto dell'arrivo di Jenny. La sfera blu intorno alla ragazza era talmente potente da brillare di luce propria, e da scardinare il portone della stanza delle Loro. Sconvolte, non ebbero neanche il tempo di rendersi conto della situazione, che la furia distruttrice di Jenny le travolse, disintegrando tutto intorno a sè. Non avrebbero vinto, non ci avrebbero corrotti, le avrebbe distrutte.

Il fuoco nero spense per sempre la luce rossa.

Matt tentò di seguirla, ma la sfera blu lo tenne a distanza. Poi, l'esplosione, più nulla.
Si svegliò diversi minuti dopo. Nessuna luce rossa, nessuna Loro, nessuna Jenny. Annaspando, iniziò a cercare tra le rovine fino a quando non notò una candida mano tra le macerie nere. Disperatamente, scavò tra i calcinacci per scoprire il corpo della ragazza.
Ti prego, ti prego, no...
Un colpo di tosse. Jenny riaprì dolcemente gli occhi, che chiedevano di portarla lontano da lì. Matt la sollevò di peso, lentamente si avviò al pentacolo, e completò il portale, trovandosi di fronte i bambini e le madri con la guardia alzata. Quasi non la riconobbe così giovane, ancora una bambina. Posò delicatamente a terra Jenny, raccontando tutto alle donne. La spostarono sul letto della bimba.
Le ferite che sembravano superficiali risultavano molto più grave, ma il vero problema era dentro. Tutto quel potere le aveva distrutto non solo il corpo, ma soprattutto l'anima. Sembrava un ramoscello spezzato dal vento. Un uccellino colto in volo durante una tempesta.
I suoi capelli non brillavano più, i suoi occhi parevano svuotati, le sue energie scomparse. Era tutta la sua vita, davanti a sè, e se ne stava andando.

Jenny era cosciente. Il dolore era talmente tanto che quasi non lo sentiva. Riusciva solo a vedere, vedere Matt. Per lui aveva compiuto quel sacrificio. Per lui aveva trovato la forza di distruggerle. Da lui aveva trovato la volontà. E ora stava morendo, sempre con lui al fianco, come avrebbe desiderato. Quel po' di anima che le restava si tramutò in lacrima. Non avrebbe voluto lasciarlo, ma non avrebbe mai lasciato che venisse distrutto da nessuno. Lo aveva salvato, era il suo unico sogno. Il suo desiderio ultimo era di vederlo felice, che dimenticasse tutto il dolore e che vivesse una vita senza dolori. Un'ultima scintilla di magia si concentrò sul suo dito, che debolmente allungò fino al labbro di Matt, donandogli l'ultima scheggia di vita.


Matt sentì che Jenny era in lui, il suo corpo ormai un bozzolo vuoto, morta per salvare lui e quei due bambini, per dare un nuovo futuro insieme a lui, insieme alla donna che ha sempre amato. La madre le posò dolcemente una mano sulla spalla, ma lui si alzò. Raccolse il corpo esanime di Jenny e si avviò alla parete da cui era arrivato e recitò la formula che lo riportò al presente.

Maggie li aspettava. Scoppiò in lacrime disperate alla vista dell'amica.

Matt si trovava davanti al freddo mare invernale. Ripensando a quell'avvenimento il dolore si riaccese nel cuore.
Gettò i fiori nel mare.
A casa l'aspettavano moglie e figli.

Commenti

Post più popolari