Calabria, once upon a time.

All'inizio era solo un pensiero, poche parole acide in risposta ad un commento fatto troppo sovente, ad un errato concetto e presupposto che più vivo e più mi rendo conto essere tale, era solo un'idea, una presa di posizione ben ferma, quando mi sono resa conto che in questo mondo sono troppe le cose come questa che accadono, e ho sentito il bisogno di dire la mia, in modo un po' sommesso ma fermo. Perché sono stanca di false accuse, di deterrenti geografici che nulla può infrangere, e anche se venissero abbattuti la separazione, mentale, fasulla, inventata, resterebbe, e in questo mondo, e nel mio personale mondo che si va creando, vorrei che fosse solo un pallido ricordo di un brutto passato, a costo di sembrare banalotta e ripetitiva. Quindi ho sentito la necessità di esprimermi, sottraendo un po' di tempo alla vita quotidiana, per sederci e fare due chiacchiere, con annessa citazione di V per Vendetta.
Giusto pochi minuti fa ho letto, online, aciderrime (passatemi la licenza prosaica) parole riguardo al meridione del nostro paese, che tanto abbiamo sofferto per riunire e ora molti vorrebbero separare, parole riguardo Napoli e il folclore locale, ai loro modi di dire e di pensare, associando il tutto in maniera molto simpatica e gentile a camorra, mafia e chi più ne ha, più ne metta, grazie. Ebbene, non sono d'accordo. È una forma di razzismo, è una generalizzazione neanche più valida. Sì, la malavita si sarà sviluppata nel meridione (e gradirei esprimere in seguito una personale opinione sul perchè di tale luogo natale), è vero, ma al giorno d'oggi, anzi, proprio in questo momento, dove vivono tali malavitosi? Milano, Torino, le grandi e piccole città del Nord, pullulano di megaville, villini, casette, edifici di appartamenti abusivi. Perchè la verità è che la mafia e la camorra sono realtà più settentrionali che del Sud, la verità è che noi a Nord, continuando ad accusare i camorristi e i mafiosi di essere strettamente meridionali, voltiamo le spalle alla realtà, e la realtà è che ormai tali simpatici personaggi parlano i dialetti nostrani, e sono certa che le belle ragazze anche più giovani di me con le quali si circonderanno neanche li sanno, i dialetti. Ma questo è un altro discorso. Sono davvero esausta dei commenti degli amici, se tali li posso definire, che danno del terrone, con cattiveria, ad una persona al di sotto di Roma. Sono esausta dei commenti di compagni di corso che danno del terrone, con cattiveria, ad una persona qualunque che abiti ad una latitudine più bassa della propria. Dare dei terroni ai vecchietti che abitano oltre il vialetto, suvvia, mi pare eccessivo. Sono convinta di conoscere persone che, anche se una cosa del genere non l'hanno mai detta, sono sicura l'abbiano pensata. E ancora, sono stanca di sentire la mia famiglia che, prontamente, accusa il meridione dei problemi dell'Italia, che afferma che le rivolte, i roghi di immondizia, le frodi, fiscali e non, le imposte non pagate, i semafori non rispettati, siano circoscritti a Napoli e dintorni. Sono convinta che certa brava gente darebbe fuoco ad una catena montuosa di sacchi della spazzatura anche nella frazione più sperduta del mio paese, solo per far passare il tempo. Sono sicura che se ci fossero gli stessi disagi e lo stesso menefreghismo di convenienza che c'è, a Napoli e dintorni, ci sarebbero i monti di spazzatura anche sotto casa mia. E qui, vorrei esprimere quella personale opinione a cui sopra ho accennato, sì, quella sulla motivazione dell'arretratezza del Sud. È ormai diversi anni che ho elaborato la teoria per cui l'arretratezza meridionale fa comodo. Fa comodo alla politica, così da poter dare la colpa dell'industrializzazione parziale del paese a quella brava gente che ancora, con onore, lavora la terra, senza la quale non potremmo mangiare il pane ogni giorno, forse. Fa comodo a noi, a Nord, per avere qualcuno da accusare dei mali dell'Italia, dell'arretratezza, dei disagi, è una valvola di sfogo, un modo per abbellire la nostra grigia realtà di cemento. Almeno non è Napoli, se fossimo al Sud le cose sarebbero degenerate, e cose del genere. Fa comodo alla politica che a noi faccia comodo che le cose stiano così. Fa comodo ai meridionali dire che sono una terra irrecuperabile, per smettere di lottare. E come biasimarli, con tutta l'Italia contro.
Bene, ora vorrei citare tre situazioni che ho vissuto sulla mia pelle, tre cose che mi sono successe e che, riguardo l'argomento, mi hanno toccato particolarmente, e mi sono rimaste dentro. In primo luogo, il professore di Trasporti all'università, mentre raccontava un aneddoto di una sua permanenza a Napoli, tanto per citare una città diversa. Ci parlò di come, in un taxi, chiese cortesemente al tassista di non passare col rosso, e questo gli rispose che il rosso era fresco. Ed era vero, ed è vero. È il momento di tutto rosso. Tutti i semafori sono rossi, il traffico è bloccato, per evitare incidenti relativi ai ritardatari che transitano col giallo, o arancio, chedirsivoglia. Commentò l'avvenimento in aula, disse che è un sistema che funziona, che è una regola che tutti rispettano, che non causa incidenti, a coloro che osservano tale norma non scritta. Mi ha lasciata spiazzata. Sì, è vero che chi passa col verde deve stare attento a chi passa col rosso e chi passa col rosso deve stare attento a chi passa col verde, ma che non è proprio così, e che questo proprio diventava una nuova regola. Lo disse con una tale passione e una vena di malinconia...
Altro avvenimento, una convivenza. Era il primo anno in quel di Venezia, anzi, Mestre, ed era il secondo mese o poco più quando arrivò, in appartamento da noi (e potrei spendere parole su quanto fosse più mafiosa la padrona di casa che un mafioso vero, ma tralasciamo) una ragazza siciliana, da Palermo. Aveva cercato lavoro lontano da casa per provare una nuova esperienza, era una ragazza meravigliosa, non aveva fatto le scuole più elevate, ma ho appreso molto tempo fa che l'intelligenza non si ottiene con lo studio. Era, ed è tuttora, nonostante non la senta da molto, una persona molto matura, con il senso della misura e l'amore per la propria terra, la propria lingua, le proprie tradizioni. Aveva il senso di ciò che è giusto e di ciò che non lo è, se avevi bisogno di una mano o di un abbraccio di conforto, lei c'era. Se avevi bisogno di sentirti dire di essere una stronza, lei c'era. Ho pianto, il giorno in cui se n'è andata. Ho conosciuto anche sua sorella, gemella, un po' più dolce, che ora è mamma. Ho sofferto anche quando se n'è andata lei, da Mestre. Dormivamo nella stessa stanza, piccola, singola. I tre letti formavano un enorme matrimoniale. Una volta ne abbiamo inserito un quarto, per far posto ad una rifugiata di guerra civile interna alla casa che ci aveva chiesto asilo. Quello faceva impallidire il letto della pubblicità della Wind, dove c'è Ciccio in vacanza in Lettonia. Lei, quella ragazza meravigliosa che ci fece da mamma per molto tempo, mi ha fatto capire che c'erano più differenze tra me, che son piemontese, e un veneto o un lombardo, che tra me e lei, perchè ognuno è un individuo, e la testa non è un fattore genetico determinato dalla geografia.
Per concludere, visto che ho tradito il mio presupposto di esser breve, vorrei ricordare una particolare esperienza, condivisa con un gruppo di amiche, una squadra, la prima che mi abbia davvero fatta sentire parte di qualcosa di importante, perchè eravamo importanti, noi. Erano i primi giorni di giugno, e noi avevamo staccato il biglietto per i nazionali di PGS di pallavolo, under 18. Giocammo tre giorni come una sola persona, cercando, da parte mia, di vincere facendo giocare tutti, andando contro precise direttive che mi diedero, proprio per questo senso di appartenenza. L'ultimo giorno, il giorno della partita più bella che abbia mai giocato, e ho calcato i campi di molte palestre per ben tredici anni, di cui di pochi ho un meraviglioso ricordo, il giorno dei saluti, visto che molte altre ragazze come noi, da tutt'Italia, le avevamo conosciute lì, in stralci di tempo tra una partita e l'altra, mangiando o giocando, quall'ultimo giorno incontrai Kikka, Kikka e Lu, alias Federica, Federica e Lucrezia, se la mente non mi tradisce, tre ragazze meravigliose da Nicotera, in provincia di Vibo, ragazze che abitavano poco lontano da dove alloggiavamo noi. Ragazze come noi. Loro mi dissero che avevano trovato strana una cosa di noi, settentrionali: la non disponibilità. Mi disse, Lu, che se le avessi chiesto, mi avrebbe ospitata a dormire a casa sua, senza pensare a quanto tempo sarei stata, anche se mi conosceva poco e da poco. Perchè noi siamo fatti così, qui da noi si fa, è normale, mi disse. Fu in quel momento che mi resi conto di quante cose abbiamo da imparare, ancora. E ora, a mettere nero su bianco tutte queste cose, mi rendo conto di quanto l'Italia sia tutta fatta di Italiani, tutti uguali, non Polentoni e Terroni, ma persone, e che i Polentoni se ne approfittano, della gentilezza dei Terroni.
Quindi ogni volta che offendete qualcuno dandogli del terrone, pensate bene se è un'offesa, perchè io, di persone come la Lu, qui al Nord, non ne ho trovate.

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