Cosa, come, dove, quando e perchè.

[link al titolo: un po' a casaccio, non so se è adattissimo, ma Bliss non ci stava, anche se your soul can't hate anything, ma le parole scritte sono quelle che non dico... pronti, via.]
Sembra che ogni volta che scrivo qualcosa quella stessa cosa mi si realizzi, ma non come pensavo, che dire "non come voglio io" non ha senso.

Guardo il Grande Fratello per inerzia, per pura pigrizia di non volere cambiare, il caffè ancora da fare, poco cibo nello stomaco, tanto casino nella testa. Fiera almeno, in tutti i miei casini, di non essere inutile come la gente là dentro dimostra di essere. Ma non sono qua a dare giudizi, sono qua ad ammettere di essere non molto lontana dal punto di luglio. Che sempre intorno al 20 del mese succedono ste cose, e ancora sorprendimi, mondo, ma esorcizza Venezia, che a troppa gente ha fatto male. Non so che hai, maledetta tu sei, da far così tanto male alle persone intorno a me e a me stessa, che io sono il minimo, che io sono davvero il minore dei mali. Mi hai portato via tutto e ciò che mi dai lo dai con sofferenza, e di vedere che le persone a cui voglio bene stanno male per causa mia, do la colpa a te, di laguna cittadina, che malvagia sei, che di queste cose mai ne ho fatte, e vorrei svegliarmi una mattina e vedere che tu sei stata un incubo, e le persone il sogno più meraviglioso che si sia realizzato. Solo ora mi rendo conto che non potrai mai togliermele. Delle persone che mi vogliono bene per ciò che sono, nei miei più intrinsechi difetti, nelle mie differenze, nelle mie ossessive manie.
E il GF nega l'evidenza. La società nega l'evidenza. Convenzioni sociali, ecco, torno a te.

Non ci posso ancora credere. La tempesta nella tempesta pura, il crollo di un sacco di idee, che sempre mi dimentico che non si può mai sapere che cosa pensano le altre persone, ma non si può chiedere conferma su certi argomenti. Tutto quello che mi hai detto, tutto splendido, incredibile, che mai avrei pensato, nella mia ingenuità fredda e distaccata, di bianco vestita, come a lutto cinese, ora, per tutto ciò che non ho capito, che non ho compreso, accettando ogni parola per ciò che non era, convinta di me, delle mie sicurezze, ben conscia che non mi dovrei fidare del mio istinto, e ora è tutto diverso. Non posso fare finta che sia tutto uguale, non sarebbe giusto, ma tutto ora è confuso, come guardare un'armonia di colori della cattedrale di Rouen di Monet, che da vicino è solo un'accozzaglia di colori, ma da lontano è meravigliosa. Non so se stessi guardando il quadro come forma, la cornice o cos'altro vedendoti così, ogni giorno, perfetto nell'aiutarmi in ogni modo, nella pura semplicità di ciò che credevo semplice voler bene di un amico. Ora vedo quelle splendide pennellate, quel sapiente intreccio di colori che di sentimenti sono impastati e più nulla capisco, ma so, da lontano è uno dei capolavori dell'arte. Mi sento ancora al Louvre, mi ricordo, bloccata davanti a quelle meraviglie in ogni ora del giorno, grigia, verde, azzurra, rosa, come solo la luce del sole sa donare, come la luce ha illuminato quel quadro per farmi capire davvero com'è fatto, di colore puro impastato sulla tela, come rapporti che si evolvono, in vita, sulla tela, per ingiallire, col tempo, ossidati dall'aria e dalla noncuranza dello stesso artista, che non dovrebbe mai fare di questi errori.
Quanto mi perdo via in paragoni artistici... e una domanda mi sorge spontanea, che forse io abbia sbagliato facoltà? Questa giornata di ansia, mal di stomaco, disattenzione, e due ore che non sono state abbastanza per parlare, mi dimostrano che la città è sbagliata, la facoltà è forse sbagliata, ma siamo tutti nel posto sbagliato, e insieme lo creiamo noi il posto giusto, tra di noi.
Maledetta tu sia per sempre, possa tu affondare dalle tue stesse fondamenta di legno come spilli di Pinhead nel caranto, soffri, come se il cubo delle anime si aprisse in te, soffri, perchè nel tuo tentativo di ucciderci ci avvicini, and tonight we can truly say "Together we're invincible".

E ogni decisione non è presa. Il significato lo diamo noi alle cose, alle persone.

[Il testo seguente, in corsivo, dal titolo La sofferenza, è tratto dal pdf del corso di Teorie e tecniche di comunicazione e trattativa, della Prof. Ludovica Scarpa. Non sono queste parole mie, non sono studi miei e non intendo insinuare ciò. Sue le parole, suo il copyright, come io spero di averlo sulle mie. Ma mi sembrava fondamentale citare questo testo almeno in parte per farti comprendere (sì, a te che stai leggendo, e chissà chi potresti essere, davvero.) quanto possa stare male, e bene, e che in realtà non lo so.]

La sofferenza.
Non prendete in giro chi soffre per amore; se vi dice che sta male "fisicamente", credetegli. Perchè amore, nel cervello, fa rima con dolore: le aree che si attivano se non veniamo corrisposti sono le stesse accese quando proviamo un dolore fisico [...] Quando la persona era respinta, la risonanza magnetica funzonale mostrava l'accensione della corteccia cingolata anteriore e dell'insula anteriore sinistra, le aree dove risiede la componente affettiva del dolore fisico, che si attivano quando ci facciamo male o abbiamo un fastidio costante. "I pazienti con una lesione in queste aree sentono fisicamente il dolore, ma lo vivono in modo distaccato." chiarisce la Eisenberger [Naomi Eisenberger, psicologa californiana, n.d.r.]. [...] Che sia acqua bollente o una relazione sbagliata, insomma, poco importa al cervello: i segnali che ci invia sono identici. Tanto che si attivano gli stessi recettori cerebrali, quelli per gli oppioidi, in pratica gli interruttori su cui agiscono morfina e simili, che non a caso tolgono il dolore fisico, ma anche lo stress emotivo che lo accompagna. [...] A questo punto, la tentazione di curare le pene d'amore con gli antidolorifici, soprattutto se siamo "anime geneticamente sensibili", è grande. [...] Ma le medicine che influenzano l'amore non sono esenti da rischi. "Basta pensare - osserva Marazziti [Donatella Marazziti, del Dipartimento di Psichiatria dell'Università di Pisa, n.d.r.] - a cosa succede quando curiamo i depressi, con farmaci che agiscono anche sui sistemi coinvolti nella biologia dell'amore: alcuni, guariti, tornano ad innamorarsi; altri non recuperano le capacità affettive.". Come dire, meno ci si mettono le mani meglio è, perchè è difficile prevedere dove si va a parare. "Quando amiamo, si attivano tutte le aree cerebrali 'sociali', cioè l'80% del nostro cervello. Intervenire dall'esterno su un'emozione così complessa rischia di provocare effetti imprevedibili." conclude la psichiatra.

Non posso ancora crederci. Di parole che non so dove finiranno, come il nostro futuro, tra ombre di desideri si nasconde, in un perverso gioco che si diverte con ogni parte di noi, tra ombre di case, riflessi d'acqua, nascondi la realtà dietro l'apparenza di normalità, che già di per sè è relativa, frutto di convenzioni sociali e inutilità stabilite, per rendere la vita difficile, invece di aiutarci l'un l'altro. Che sempre di convenzioni sociali stiamo a parlare, di proposte che si spingono oltre l'accettabile, e qua mi riferisco alla società, non al soggetto. I desideri delle persone non sono inaccettabili, sono importanti quanto le persone che l'amano danno loro importanza, illuminano la notte con la luce che non è delle stelle, perchè ognuno di noi sa che non serve il cielo limpido per vederci chiaro in una notte buia, che il Piccolo Principe aveva ragione, non si vede bene che con il cuore.
Il mio ora è annebbiato, accecato sempre dei colori delle Armonie delle cattedrali di Rouen, per non perderci in ulteriori capolavori impressionisti.

Possiamo decidere di non prendercela per certe cose, è vero. Ma non possiamo mai decidere di non amare.

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