Tecnologia delle costruzioni in legno.

Non sono i soldi a donar la felicità.
La luce lampeggiante di neon ormai finito illuminava a tratti il bagno pubblico, la propria immagine riflessa nello specchio, diversa dalla realtà, mostrava l'anima della ragazza. Il vestito era bianco, corrotto dall'acqua e dalla stanchezza appariva ormai grigio, sfumato, a chiazze quasi nero. Il pizzo del corpetto era rotto, con ancora qualche residuo di verde del bosco. Il velo in testa l'aveva perso tra i rovi. Qualche graffio qua e là, i capelli ormai sciolti, senza forma, liberi nella loro rossa lunghezza. Il trucco ormai sbavato, residui di mascara blu disciolti dalla salina liquidità delle lacrime. Appoggiata al muro, gli occhi vuoti di chi ha toccato il fondo, come se tutto il mondo le fosse crollato addosso. Ancora i suoi sogni le si erano rivoltati addosso, si sentiva di aver sbagliato tutte le scelte possibili, cancellando tutto il bene che aveva abbandonato.
Si lasciò scivolare in terra.
Le mani appoggiate sulla fredda ceramica. Lo sguardo verde perso nel vuoto, ad osservare davanti a lei la sfilata delle sconfitte della propria vita. L'essere stata abbandonata nel giorno più importante della vita era solo l'ultima di una lunga lista. Nella mano sinistra, un riflesso dorato la riportò alla reale fisicità. La fede. Fede di fedeltà, di fiducia, rispetto, e invece quello che credeva l'uomo della sua vita l'aveva tradita, pubblicamente, davanti a tutti, e pensare che per lui aveva rinunciato a molto, e anche a colui con cui forse si sarebbe trovata meglio, che aveva dovuto spezzare, con dolore, per amor suo. E pensare che era anche venuto ad assistere, come a vedere se l'odio che aveva lei stessa creato le si sarebbe mai rivoltato addosso, che se lo fosse meritato. La luce che aveva visto, tanti anni prima, che aveva tentato di restituirgli non era più comparsa nei suoi occhi grigi, perduto nel proprio stesso sentimento. Aveva già urlato, la gola dolorante, e ora non aveva più lacrime. Aveva sbagliato tutto dal principio, tentare quel tanto desiderato cambiamento di città non avrebbe risolto nulla, sarebbe sempre stata con se stessa.

Un battito di ciglia.

Osservava ancora il raggio di luce dell'anello, e quasi non sapeva dove si trovava, ma quel posto sembrava familiare, un deja vù. Erano i bagni della sua scuola, delle sue elementari, ultimo rifugio felice tra i suoi ricordi, ora. Come se istintivamente avesse cercato una nicchia di felicità, un posto in cui si sentisse al sicuro. La luce aveva smesso di lampeggiare, forse lo aveva fatto solo nella sua mente, e il pomeriggio si era fatto notte, la luna aveva preso il posto del sole, portando con sè la sua brezza leggera d'estate, anche se era ancora maggio. Il silenzio, rotto solo da una goccia ritmica nel lavello bianco, diventava sempre più labile, rotto da passi, sempre più vicini, fino a quando la sua figura non apparve sulla soglia. I loro occhi si incontrarono, come cinque anni prima in quella strada, e, ora come allora, erano ancora soli. Lei si alza, stanca di se stessa, e con un gesto violento si strappa la fede di dosso, bruciando le ultime energie fisiche, abbandonandosi contro il muro, le braccia lungo i fianchi, il dito rosso dal trauma, demolita dalle proprie scelte. Lui la guardava, senza soddisfazione, senza compiacimento, ma come sempre triste di vederla distrutta e vinta dalle sue stesse battaglie, che da quando la conosceva le aveva visto combattere con una tale forza da dominarle tutte. Mai l'aveva vista in questo stato, e mai avrebbe voluto vederla, completamente rovinata da un uomo che non avrebbe mai avuto perdono dall'averle fatto tanto male.
Le si avvicina lentamente, senza dire una parola, e lei è lì, totalmente sola in se stessa, e in lei legge il desiderio di ricominciare, di imparare dai propri errori, di cancellare tutto il male. Estremamente bella, anche nella sua personale distruzione, vedeva in una sola persona la complessità del corpo e dell'anima che anni prima quasi aveva ottenuto, ma in quell'istante avrebbe solo voluto porre fine al suo dolore. Dolcemente, le prende le mani, intrecciando le proprie dita nelle sue, finalmente ancora quella sottile texture cutanea di seta sotto le dita, e lei violentemente si abbandona nelle sue braccia, ritrovando con i polpastrelli forme e volumi già conosciuti, ripassando persorsi invisibili sulla sua pelle che solo loro conoscevano, il profumo della sua essenza che il sua mente aveva rimosso ma che il suo cuore non aveva mai dimenticato, ritrovandolo più dolce e intenso, un senso di protezione che lei mai aveva scordato. La cinge con le braccia, avvolgendola come una cosa estremamente delicata, come di sottile vetro cavo, incrinato e soggetto ad ogni sollecitazione. Il suo respiro è lento, regolare, ma carico di speranza. Una mano nei capelli, quella sensazione che era sbagliata e ora non importa più, e forse non ha mai importato, l'altra sul suo fianco, sul pizzo rotto, graffiato dalle spine, caldo del suo corpo. Le dita di lei come artigli grattarono sulla schiena dell'unica persona che era davvero importante, che veramente l'aveva amata, che sapeva di aver amato dal principio. E ora, nel freddo della sera ma nel caldo del suo cuore, lei poteva risentire, intensi come quella sera in strada, i sentimenti rinascere, ricreando le stesse condizioni, ma senza vincoli, liberi di esprimersi. Alzando lo sguardo, incrocia i suoi profondi occhi blu. Non c'è bisogno di parole. Lui le prende la mano, la cerimonia è ormai finita, gli invitati già a casa, la porta fuori, nella frescura della sera.
Sotto il piccolo gazebo contornato di colonne affacciato sul lago, finalmente liberi di amarsi, come cullati da un'implicita melodia, ancora l'abbraccia.

N.d.a.: questo è il primo dei miei racconti che inizia e finisce, il primo con un piccolo studio dietro. L'associazione a Falling away with you dei Muse è stata istintiva, penso che sia un sottofondo appropriato (basta cliccare sul titolo). Ah, il titolo. La composizione ha preso luogo a Venezia, a Santa Marta, in aula L2, il 20 ottobre, durante una lezione del prof. Laner. Grazie dell'ispirazione, prof, io non ero in aula con lei, ma in quel bagno.

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