Venti maggio duemilaventi

Questo periodo mi sta mettendo a dura prova. 
Non è la pandemia, non è stato lo stare a casa a provarmi. Di certo ho dovuto confrontarmi con il non uscire per due mesi, tutti i disagi che ha comportato, ma ora è il momento in cui sto soffrendo di più.
Il dopo, anche se per la pandemia è chiaramente il durante.
La gente ha percepito che il problema è finito, come se ora non ci fosse più una malattia che è nell'aria, che non si vede, non dà sintomi a molti, ma che può uccidere. La gente è tornata alla vita normale, quelli che la vita l'avevano cambiata. Ho visto vicini di casa che non hanno diminuito il numero di spostamenti, sempre senza mascherina. Ho visto gente passeggiare, quando non si poteva, senza mascherina. Ho visto gente spostarsi in auto e andare dove non poteva. Finché ero nelle mie quattro mura riuscivo a farcela. Sono gli altri, mi dicevo, io no, le persone che conosco e frequento non sono così. Persone che hanno visto cosa sta causando il virus, persone che hanno visto gli ospedali e persone a loro care morire. Quelle capiranno l'importanza delle regole che ci hanno imposto. Le regole precludono un po' la nostra libertà per non impedire grandemente quella degli altri.

Ma la gente se ne sbatte.

Non capita a me, capita agli altri.
Se mi capita è perché sono sfigato.
Tanto ormai si muovono tutti.
Tanto in giro la mascherina chi la mette.
Tanto siete divise dai computer, la mascherina puoi anche toglierla.
Apri tu, che io non ho la mascherina.
Noi di là siamo senza, tanto cosa vuoi che capiti.
Io ho fatto un nodo all'elastico della mascherina, si forma questo spazio laterale perché se no non respiro.
Lei la mascherina la mette per non farsi riconoscere.

E io, imperterrita, guanti e mascherina.

Per due mesi ho lavorato da casa. Questo lavorando un po' da casa un po' no. 
Ma neanche un centesimo, se non dallo Stato.
E gente che no ma chiedi solo la differenza tra quello che ti ha dato lo Stato e quello che ti dovrebbero dare come se lo Stato avesse pagato solo me.
Il lavoro merita sempre un pagamento equo.
Sono stanca di lavorare per la gloria, per gente che non ti dice grazie, con gente che fa le cose tanto per fare, con gente che non pensa, non ascolta, non capisce. 
Sto veramente facendo fatica.
Non so per quanto tempo riuscirò a resistere.

Non ho più voglia di resistere.

Vedo gente che si sta distruggendo per questo essere soli in tutta questa cosa.

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