Back at home

Sono tornata alla normalità.
Sono un po' sollevata e un po' spaventata.

Ho lavorato sette mesi per una compagnia che al primo errore mi ha sostituita come un paio di scarpe. Ho buttato giù veleno, ho fatto i miei sbagli ma sempre cercando di fare il meglio, e sono stata ripagata con una gastrite e un arrivederci.
Era una vita che non mi permetteva di pensare a me, non mi lasciava il tempo di sistemare quelle piccole cose che uno si lascia dietro, dai pensieri alle cose. Mi stava portando via tutto. Sonno, appetito, interesse, fiducia, me stessa.
Sono cambiata, ho cercato di diventare qualcun'altra.
Mi stava portando via la persona più importante.

Ero talmente stanca che non riuscivo a passare un singolo momento con lui senza avere sonno. Senza pensare ai vestiti. Senza pensare agli ordini. Alle spedizioni. Ai documenti. Alle grane che ci sarebbero state.
Mi stava portando via la vita che volevo e che mi stavo costruendo.

Ho paura di tornare nelle mie vecchie paure.

Non avere il tempo di pensare era un'attenuante per non pensare proprio.
Ricordo l'istante in cui questi pensieri non erano poi tanto spaventosi ma riacquistano potere, se non hanno rivali.

È l'una meno venti e sono qui a scrivere.

Ho pensato ad una nuova storia, la storia che mi sono inventata da tutta la vita, ma sono altre attenuanti. Ho bisogno di stare da sola con me stessa anche se sono la persona che mi spaventa di più. 
Nessuno può aiutarmi o prepararmi ad affrontarla.
Cosa farò della mia vita...

C'era una volta una bambina spaventata. Era sola, così si era inventata i suoi amici.
Ma un giorno quegli amici le si ritorsero contro, e lei dovette affrontarli uno ad uno...
L'ultima persona era uguale a lei...

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