Occhi a cuore, MCD ed altre storie felici.

È il 20 di agosto e posso affermare di star bene. Non sono ancora al 100%, non ho ancora trovato la mia scaletta per il pianto finale, come una mia amica ha gentilmente suggerito ormai più di un mese fa, ma me la sto cavando bene. Più di ogni altra cosa, voglio essere felice, me lo devo. Da tutta la vita cerco di comportarmi in maniera tale da piacere agli altri, folle dell'ansia di cambiare i rapporti di un gruppo in cui mi inserisco. Com'era successo quando giocavo. Prima erano tutti felici e poi, magicamente, dopo ch'ero arrivata io, sono iniziati i problemi. 
Benvenuti nel mondo della Regina delle Paranoie.
Quando ero troppo sicura di me stessa, finivo per diventare una ragazzina viziata e aggressiva. Iniziavo a dirmi che se lo facevano gli altri, potevo farlo anche io, e finivo per rovinare quei due sinceri rapporti d'amicizia che mi ero pazientemente creata. Ero un vero disastro.
In realtà sono ancora un disastro, ma le persone che ora mi vogliono bene sanno quanto io sia un casino, ma lo accettano. Ridiamo e scherziamo di queste cose, di quanto siamo imperfetti e di quanto siano esattamente le cose che non funzionano proprio benissimo in noi a renderci follemente idioti e ad unirci in un gruppo di disagiati della vita quotidiana. Inizi a conoscere le loro vite, fratelli, genitori, amori e amanti. Cominci a convincerti di conoscerli davvero, come se fossero i vicini di casa, con i quali tra l'altro ho parlato praticamente per la prima volta una settimana fa. Assurdo.
E così cominci a vedere il mondo dalla tua prospettiva, a prenderne davvero il buono, ma soprattutto a smettere di farti piacere ciò che non ti piace, perché se quella sera non hai voglia di metterti in tiro, hai tutto il diritto di metterti jeans e maglietta. Anche se vai nel ristorante più figochic del mondo ed è sabato sera, le converse non può negartele nessuno. In ogni caso, va bene tutto ma se hai la caviglia come il ginocchio, evitati quelle alte senza pantaloni lunghi che se no sembri un tubo dello scarico, di quelli arancioni di plastica. Anzi, un tubo con le all star alte starebbe meglio.
Detto tutto ciò, è molto raro che io scriva quando sto bene, ma ne sentivo la necessità. Un po' perché non sto bene del tutto e mettere le cose nero su bianco le rende più concrete, avvicinabili e sconfiggibili? Ammazzabili? Deboli? Ma sì, avete capito cosa intendo. Un po' perché mi sono imbattuta nel blog di questa ragazzamammagenio che mi ha spinta a tornare a scrivere, possibilmente delle cose belle. Un po' casualmente, un po', citando O.W.Grant (Interstate 60, gran bel film, andatevelo a vedere), era inevitabile. Ma non vi dirò perché, non è importante.
Volevo scrivere delle cose belle e delle paranoie. 
Ho conosciuto questa persona. In realtà lo conoscevo già, ma soltanto di vista, soltanto per osmosi, grazie ad un vecchio amico in comune e una buona dose di caso e di culo. Chattiamo su facebook, iniziamo a ridere tanto, siamo idioti uguali. E io che pensavo che mi detestasse visti i casini che ho combinato quella sera, anche se i casini a dirla tutta li ha fatti quell'altro, ma c'ero anche io, mi prendo le mie responsabilità. Una sera c'è un concertino di un gruppo cover dei Muse. E volete che io non ci vada? Per puro masochismo s'aggrega. Ridiamo, beviamo, ridiamo ancora, diciamo cazzate. Chattiamo ancora su fb, continuiamo a ridere tanto, nerdeggiamo. I miei pensieri puntano a lui un paio di volte di troppo per essere solo una pura e semplice amicizia. Ma tanto non gli interesso. E per fortuna, son già circondata da marpioni che s'attaccano al culo e non si staccano con la gentilezza, devi proprio friendzonarli con un due di picche, banalissimo e dal seme nero. Proprio nessuna speranza. Però se questo ragazzo ci stesse provando sarebbe la maniera giusta. Dico cazzate clamorose, e ride anche quando esagero. È una chat, magari in fondo lo fa per pietà. Ma no, se no non mi avrebbe cagata da un sacco. Perché ci penso? No dai, ma figurati. Non ci devo pensare. Sarà una bella amicizia e finirà che io la rovino come al solito. 
Poi una sera, in preda al mio candido prima scrivo poi penso, gli dico ma dai ti ci porto in quel bel locale se non ci sei mai stato. Quando? Domani. Tanto è la prima sera di ferie. C'è bisogno di alcool, e lì la rossa è buona e te la servono solo come media. Eh, le disgrazie delle birre medie. Poi ci vediamo e iniziamo a ridere. Arriviamo là ridendo, iniziamo a bere e non smettiamo di ridere. Ride a tutto. Rido a tutto. E non è tutto merito dell'alcool. Non mi interessa che tutti mi vedano, io con questa persona sto bene. L'alcool mi dà l'incoscienza e mi toglie le inibizioni da imbarazzo. Da quando siamo arrivati siamo sempre più vicini. Finisce che lo abbraccio e rimaniamo buttati come due sacchetti dello shopping su sto divano comodissimo. Non mi importa che mi vedano. Non mi importa che tutti sanno che stavo con quell'idiota e che possano pensare che ho aspettato troppo poco. Non mi interessa, qui sulla sua spalla sto bene.
Poi la trama è banale. Chiusura, alle 4 usciamo, mi riporta all'auto ma ci baciamo fino alle 6. Record della mattina. Valutiamo seriamente di andare a fare colazione ma forse è meglio che vai, visto che non abiti a 10 minuti come me. Il tutto al suono di no ma andiamoci piano.
Una mia cara amica, una che io ti vedo come una sorellina da proteggere, mi dice subito che non devo avere fretta, che te la stai cavando bene da sola e non hai bisogno di qualcuno. Mi mette un sacco di paranoie in testa. Mai che mai una volta che riesca a star in pace coi miei pensieri. Loro si divertono a mettermi i casini in testa. 
Ho ancora i miei dubbi, mi guardo intorno e vedo che sono normali. Vedo coppie rodate avere i loro problemi. Vedo grandi amori in crisi. Poi guardo questa persona. 
Sono perfettamente me. Con tutti i miei problemi, le mie manie, i miei ormoni fuori fase, le mie passioni e le mie follie, le paranoie e le stupiderie. E le rime a caso. Gli squali e i rimpianti. 
Guardo questa persona e a quelli che mi dicono che non ho aspettato abbastanza rispondo che la vita è troppo breve per sprecare le occasioni di essere candidamente felici, o almeno di provarci, di guardare in faccia alle paranoie e dire no, non questa volta. Questa volta non rovinerete tutto. Perché di tempo ne ho già perso, perché tutto il buono che ho avuto da quest'ultima storia che ho avuto, che ho desiderato con tutta me stessa che fosse quella giusta, ha perso di significato quando abbiamo iniziato a mentirci, lui non ammettendo i suoi sentimenti e io mentendo ad entrambi dicendo che andava tutto bene, nascondendomi dietro ai vestitini bellini e innalzandomi su tacchi vertiginosi, lontano dalle persone che mi conoscono e che sapevano meglio di me che era tutta una messinscena clamorosa. Paradossalmente, iniziata per l'unica volta che ho fatto valere le mie ragioni. 
Avevo sbagliato, il tempo è poco e ne ho già perso molto.
Quindi no, non ho aspettato troppo poco. Quando guardo questa persona negli occhi e vedo quanto brillano, poi arrivo a casa e mi guardo allo specchio, e vedo che i miei occhi brillano uguali, so che non sto sbagliando. E se anche stessi sbagliando, è per una buona causa
E vaffanculo anche all'andarci piano.
Non so andare piano neanche in auto.

Per questo post ringraziamo la famiglia: l'AleOfCydonia, LaLaila e la Benny, poi la Sere, la Ila e la Vale e relative birre, Machedavvero e il suo blog, la pioggia, Gardaland,la mia macchinina che adesso è dal dottore ma tanto è waterproof, gli Elbow, l'ultimo degli Arctic Monkeys e la persona di cui sopra, la cui identità si cela dietro ad una chitarra e ad un animo nerd.

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